Sò
tant'anni e,finalmentu,
questa
sera so cuntentu.
Senza
ca facessu mmiti
v'haggi
tutti qua riuniti,
e
mi fazzu maraviglia
ch'è
cumpleta la famiglia.
Chi
la paci tra vui spera
rici
:-A tutti bbona sera!.-
Nun
vi fazzu ì testamentu
peggiu
ancora,nu strumentu
e
perciò,nienti vi lassu
ca
si paanu assai tassu.
Sotta
sotta tuttu arriva
(nun
paamu mancu l'IVA)
Prima
ca ì pigliu a n'atu
che l'ha avuta è già LU STATU! (1)
Li
guagliuni ì mo mi sfottu.
M'hannu
rittu ru guagliottu:
-hammu
persu la speranza
chi
ti fa cresci la panza?-
La
rumenuca a la feru
quanta
bella GRAZIA veru.
Giuvinò,ma
cche bbu cchiù
ra
sta bella giuvintù?
T'hadda
fa la cortu essa
c'ha
capitu ca sì fessa.
Uno
strale personale
lo
indirizzo,bene o male,
al mio prossimo ignorante
che
si crede,lui,saccente.
-Queste
rime,è lor destino,
le
fa sempre il popolino,
mentre
io saccente sono
e
non scendo dal mio trono.-
Poi
il cervello lui reprime
per
formar tre o quattro rime
ed
è qui,seduta stante,
che
si accorge ch'è ignorante.
(2)
Ripensando
alla sua stima
io
sospendo qui la rima.
Mi
ricordo( e non è male)
Don
Ciriaco
in ospedale.
Che
ritorni quanto prima!
E...riprendo
qui la rima.
(3)
Era
giusto che il destino
designasse
Valentino
il
padron di tanto vecchia
ma, ORAMAI, vecchia parrocchia? (4)
E'così
che,sconsolato,
si
lamenta Don
Renato:
-Dunque,ormai,però,perchè
non
c'è posto anche per me?-
Al
comune una mattina
c'incontrava
Corombina.
(5)
Col
sorriso suo smagliante
era
gaia e sorridente.
Un
di noi a lei parlava
e
così le consigliava:
-Stai
lontan da Generoso
ch'è
un uomo assai focoso.-
Disse
lei:-Io non mi abbasso
sono
donna che mi arrasso.-
Ma
chi fu che,a nostre spese,
pitturò
tutto il paese?
Tante
strisce tutte gialle
sono
idee un pò sciacalle.
Sempre
a strisce,in altra fase
pitturasse
le sue case.
Se
il pittor dice ch'è giusto.
Se
difende questo gusto,
fuori
subito lui vada
a pittar la sua contrada. (6)
Ora
qui io chiamo in ballo
Delli Gatti,il maresciallo
che,nel
tempo verde,aveva
un
plotone a Adis Abeba.
Un
ploton di tante razze
fatto
solo di ragazze.
Se
il cocomero comprava
al
Beduino lui diceva:
-Se
è maturo lo si trova
solamente
con la prova-.
L'abitante
della duna
rispondea:-Se
g'è forduna!-
Poi
le femmine lo stesso
l'hanno
fatto sempre fesso.
Ogni
donna che lui trova
non gli vuole dar la prova. (7)
La
mattina,con amore,
va
al comune ogni assessore.
Per
curare i nostri mali
fa
comprar dieci giornali.
Se
li legge e non li spreca,
POI,li
manda in biblioteca.
(8)
-Va
Tirè.Va
priestu e piglia.
Porta
qua n'ata buttiglia.-
E
Tiresa,cu
crianza,
vaci
intu a l'ata stanza.
Che
paura int'a lu coru,
nui
suntimu nu rumoru.
Qua
la cosa m'è paruta
ca
Tiresa,mbe!,è
caruta.
Rici
Scieccu:-Nun
ancora,
ma
ni fossu stata l'ora-.
(9)
Del
viaggio ora vi dico
io
di Carmine
Panico
che
passò la sessantina
per
recarsi in Argentina.
Si
stirò tutti i capelli
e
volò verso i fratelli.
E
durante e dopo il volo
lui
impara lo spagnolo
E'
tornato e,con tenacia,
vuol
trovarsi una muciacia
e
a Carmela
che lo guarda
lui
le dice:-Es è la tarda-
Sogna el grinco,or corre voce,
si
addormenta e...buena noce.
(10)
Si
stampò l'83,
ma
la colpa di chi è?
Quanto
ha preso e come è stato
di
ciascun terremotato.
Nomi
e somme, e non alcune,
editore
fu il Comune.
Quando
a me mi piglia spasso
tutti
i nomi li ripasso
e,ogni
volta che riprendo,
non
c'è dubbio,mi sorprendo.
Ma
nessuno usò la testa
di
quei soldi che vi resta?
Su
quel libro ben preciso
il
cognome vostro INCISO.
(11)
Anche
a Campo,ed è carino,
hanno
messo un altarino.
E
fu messo sotto spinta
della
madre Suor
Giacinta.
Par
che ha preso un terno al lotto
il vicino Fuluppotto.
Ma
Rodolfo
nun è fessa
ora
dice lui la messa.
(12)
Anche
se con molte spese
tutto
allegro fu il paese;
e,per
tante settimane
che
ruspanza di pollame!
Dietro
tutte le vetrine
posters
grandi e cartoline,
e
la folla divertita
che
assisteva alla partita.
Certo
che pessimi artisti
quei
tre paracadutisti.
Un
di lor,vagando andava
ed
il campo non centrava.
L'altra
idea,la più brillante,
di
quel gran schermo gigante
che
soltanto si vedeva
alle
dieci della sera.
Di
quel tempo assai balordo
non
rimane che il ricordo
perchè,ormai,le
belle miss
non
concedono più il bis.
Or
non pagan gli spazzini.
Son finiti li quattrini! (13)
Si
fermava una mattina
la
sveglietta a Leontina.
Capa
tosta,come un mulo,
non
cantava più il cuculo.
Il riparo,per destino
fu
affidato a Arcangiolino,
cui,del
qual,tagliamo corto
il
cuculo è proprio morto.
(14)
Il
marmista,lui
s'impone,
vuol
giocar solo a scopone,
del
qual gioco,a bella vista,
si
considera un artista.
-Ci
sta si quel Maramà,
ma
paura non mi fa-.
Ma
Matuccio lo disdice:
-Io
di lui non sono il vice.
Che
scopone tu t'aspetti
se
fa tombe e caminetti!. (15)
Ciò
che penso ora rivelo
di
Gnagnuso
e di Carmelo.
Speriam
che il mese scorso
hanno
perso quel concorso
Che
sia vano il loro scopo
per
il ben della Pro Loco.
Saran
tempi molto tristi.
Non verranno più turisti.
La
divisa allor sia messa
su una bella vigilessa. (16)
Poi
ti pigli tanto fiele,
meglio
è fare l'infedele!
All'anagrafe,per
cruccio,
capo
in testa ora è Pinuccio.
E,tra
gli atti,ormai s'è scorto
a
chi è vivo lo fa morto.
Si
oscurò così il destino
di
Iuliano
Michelino.
Tradimento
anche s'impone
dalla parte di Capone. (17)
Al
Comune sono stato
e
ho trovato la Ghestapo.
Mi
ha puntato dritto un dito:
-Alt!Aktung!
E' proibito.
Fermo
lì,più non s'avanza,
non
si entra in quella stanza!-
Circondata
da divieti
è
la stanza dei segreti.
Mi
trattò perfin maluccio
quel
signore di Puppuccio.
-Nun
si apri quella porta
si
nun trasi cu la scorta.-
Io
mi faccio un poco tristo
son
curioso e non desisto.
Poi
la apro,non mi arrendo,
trovo
Ciuci,sta
dormendo.
(18)
-A
Michelu
ri Triobba
mo
li fazzu ì la ggiobba-.
Lo
diceva a denti stretti
Luigino
di Bicchetti.
-Si
luvassu ra la mentu
ca
rumani prisidentu.
Unu
ca nun sa parlà
a
la casa adda rustà.
Mbè!,nun
passa venerdì
ca
lu capu qua so ì!
E
ru scetu,ru bburiti
quisti
quattu rimbambiti.
I
so tipu autoritariu
cangiu
puru segretariu
ca
Tutucciu,benu
o malu,
nun
sa scrivi lu verbalu. (19)
L'esperienza,prima,ha
avuto
nel
forgiar ferro battuto.
Poi
entrar volle in politica
cominciando
a far la critica
proprio
a lui che,guarda un pò,
PROFESSOR,lo
consacrò.
Or
gli dice la sua testa
deve
a tutti far la festa!
Ha
minato anche il destino
del suo primo cittadino. (20)
Per
chi soffre in quella stanza
ci
vorrà l'autoambulanza.
In
legal carta bollata
la
domanda è già inoltrata
e,da
tempo,ormai si indaga
per
il tiket.Chi lo paga?
Poi
si prende un'altra pista
per
trovar chi fa l'autista
che,purtroppo,(questo
è strano)
non
ha mai le chiavi in mano.
E,il
malato,a piedi,invero,
già
ha raggiunto il cimitero.
(21)
Se
vai al Comune,qualcuno ti dice:
-La
stanza più bella è quella del vice.
E'
ampia,ariosa,è ben preparata;
la
stanza del vice è sempre affollata.
Se
vai al comune qualcuno ti dice
la
stanza importante è quella del vice-.(22)
Ma
perchè fece la mossa
di
recarsi lui a Canossa
quando
poi fece il gradasso
all'utenza
di quel Grasso?
A
Canossa,e questo è vero,
trovò
chiuso il monastero!
Ma
Enrico(con prudenza)
fece
TANTA penitenza.
(23)
Nusco
vanta,nella storia,
un
primato ch'è una gloria.
Nota
a tutti è la bontà
della
sua ospitalità.
Lo
straniero,quello astuto,
ne
ha gradito il benvenuto
e
per poco che vi è stato
se
n'è certo innamorato.
Un
esempio?(ed è il più caro)
la
presenza di un Casciaro.
E
tra i primi metto in riga
il
carissimo Cossiga.
Ma
le cose son stridenti
per
tre soli dissidenti.
Un
Melchionda,un
buon primario
anche
se veterinario;
poi
un Zarra,un
cura mali
anche
lui degli animali.
E
io dico:-C'è coerenza
se poi il terzo è un eccellenza?- (24)
Chi
va a destra e chi a sinistra
chi
non vuole e chi amministra.
Tanti
e tanti,che hanno avuto,
hanno
tolto anche il saluto.
Chi
ha ragione?In gran lealtà
di
preciso non si sa.
E
Turillo
di Di Feo
di
che pensa non è reo.
-Cu
stu munnu andò t'abbii.
I
mi fazzu li cazzi mii!- (25)
Tra
Matuccio
ed Agostino
s'era
stretto un patto fino
per
pregare,a proprie spese
tutti
i santi del paese
cui
chiedevano una grazia
(qualcun
dice una disgrazia)
una
cosa un pò sinistra
volta
verso chi amministra.
Si
buttavan nel pretorio
Raffaele
e
zio
Vittorio.
Ora
Amato,embè
si seppe,
guarda
storto San Giuseppe.
Agostin
molto irritato
porta
il broncio a S:Amato.
Ma
mio zio,senza rampogna
dice
solo:"Pa Maronna". (26)
Incomincia
qui la storia
che,ridendo
alla paura
fa
una strana sua avventura.
Alto,calvo,un
gran torace,
soprattutto
assai loquace.
Martilluzza
idea è stata
di
formarsi la sua armata.
Per
contrade e non vicine
gira
tutte le cucine
e
ti scopre,come un lampo,
un
feroce cuoco a Campo.
Poi
si reca,per destino,
in
contrada San Martino.
Che
ti trova in questo posto?
Tutto
fumo e niente arrosto.
Una
luce ormai gli è apparsa
lui
si reca a Tavernarsa
e
conquista qui l'onore
di
un perito agrimensore.
Indi
parte,come un razzo,
alla
volta del Perazzo
dove
sta,rosso in colore
un
moscone in gran calore.
Accettando
un altro invito
ecco
qui Ponteromito
dove
arruola,e fu uno sballo,
un
Perillo
e non un Gallo.
Poi,fedele
al primo amore,
del
ragù
segue l'odore
e,a
Ruggiana,lui n'è fiero,
baci
e abbracci ad un Casiero.
E'
l'armata ormai formata
dal
Gran Capo comandata,
ma
ci voglion gli istruttori
quattro
RUSSI (28)
bistrattori.
Se
non russi almen Polacchi
(29)
Dice
Cesare:-Vigliacchi-
(30)
e,al
Comun,per il ripiego
ebbe
ognuno un grosso impiego.
Poi,man
mano,a stenti e stanti
fanno
adesso i comandanti.
Il
Gran Capo s'incupisce
fa
lo gnorri e non capisce
Perchè,basta
una cazzata,
e
gli sfasciano l'armata!
Come
ho fatto molto prima
risospendo
qui la rima.
Con
modestia e senza imperio
faccio
mo un discorso serio.
Una
festa è andata via
ma
con gran malinconia
se
io penso che,domani,
non
si stringano le mani
tra
noi altri,amici strani,
tutti
figli di nuscani.
Di
ciascun son noti i fatti
perchè
siamo quattro gatti;
e
una cosa si consiglia:
rifacciamo
la famiglia,
quella,si,dei
tempi andati
che
formaron gli antenati.
Perchè
erbaccia non alligni
diffidiamo
dei maligni.
Non
diciamo:-Ma chi è quello?-
Se,poi,in fondo,c'è fratello! (31)
Note
1) I tempi sono cambiati. C'è stala l'inflazione e la svalutazione della lira. Tutto costa molto. Anche, naturalmente, la pubblicazione di un testamento o, addirittura, un istrumento. Perciò Carnevale decide di lasciare i suoi beni senza atti pubblici per non pagare le tasse. Per questa decisione (che la maggior parte degli italiani tenta di adottare) lo Stato è il primo ad essere sfottuto in questo testamento. Seguono i giovani ai quali, pare, non piaccia andare a caccia di ragazze.
2) Invitati a collaborare alla stesura del Testamento di Carnevale alcuni professionisti snobbano la cosa confidando di non potersi "abbassare" a tale modo spicciolo di poetare. In realtà essi riconoscono, puerilmente, di non essere capaci di cimentarsi nell'impresa.
3)
La immaginaria sospensione della rima non è altro che un gentile e dovuto pensiero a Don
Ciriaco De Paola, da tempo, in ospedale ad Avellino.
4) Don Valentino Di Napoli diventa parroco incontrastato della Cattedrale di Nusco, ormai ridotta a parrocchia dopo la soppressione della sede vescovile. Il lamento che segue è di Don Renato De Paulis.
5) Colomba, figlia di Nicola Vinicolo, meglio conosciuta come Curomba, dal suo modo di parlare.
6) Il nuovo sindaco Carmine De Vito, dimostrando di avere pessimo gusto estetico, ordina una segnaletica stradale di colore giallo ocra, pitturando e deturpando tutto il paese.
7)
Antonio Delli Gatti, guardia comunale. Raccontava che durante la sua prigionia
in Kenja, gli ascari, tra l'altra frutta, vendevano i cocomeri. I soldati
italiani avevano l'abitudine di comprare i cocomeri con "la prova",
scartando, naturalmente, quelli che non fossero di loro gradimento. Questa
modalità di acquisto non conveniva, certamente, ai negri che decisero di
effettuare la vendita di tale frutta a sorpresa, cioè senza prova,
giustificando tale nuovo modo di mercanteggiare con l'espressione: "forduna
signore". Raccontava anche che gli ascari, con quel poco di italiano che
avevano imparato, di Vittorio Emanuele terzo dicessero: "Vittorio
Manganello (Emanuele) selestè (terzo) piccolo uomo, ma grande testa come arghì
(asino).
8) Gli assessori comunali, con la scusa di comprare i giornali per la biblioteca, li prendevano soltanto per se stessi a spese del Comune.
9) Fatto effettivamente accaduto in casa Sciecco, contrada Mancinelle.
10) Della Vecchia Carmine, detto Panico, va a trovare, dopo 50 anni, i suoi fratelli in Argentina. Carmela è sua moglie.
11)
A cura dell'Amministrazione comunale (Vittorio Vigilante sindaco) fu fatto
stampare un libretto nel quale erano elencati i primi contributi, a qualsiasi
titolo,elargiti dopo il terremoto dell'80. Pare che di questi libretti non
ci sia più traccia!
12) Stefano Prudente, detto Fuluppottu e Rodolfo Rullo, muratore, vicini di casa in contrada Campo dove, a cura della madre Suor Giacinta, fu installato un altarino con una statua della madonna di Lourd.
13) Amministrazione comunale eletta nel 1985. Sindaco Giuseppe De Mita junior, assessori Giuseppe Recupero, Iginio Gallo, Pepe Salvatore e Felicia Prudente. Il 16/2/86, con un rimpasto, Giuseppe De Mita restò sindaco e i nuovi assessori furono Quaresimale Stefano, vice sindaco, Carmine De Vito, Felicia Prudente e Perillo Antonio dopo che quattro consiglieri comunisti, della minoranza, presero la tessera del P.S.I.. Detto esecutivo si dedicò con particolare impegno allo sperpero del danaro pubblico promuovendo una partita di calcio ,sul campo sportivo di Nusco, con la Nazionale militare, preceduta dal lancio di inesperti paracadutisti; acquisto di schermo gigante in occasione del campionato del mondo di calcio del 1986, sfilate di Miss; stampa di migliaia e migliaia di posters e cartoline di pastelli di cattivo gusto che ancora deturpano alcuni locali pubblici e, dulcis in fundo, fornitura,gratis, al popolo, di cancelleria, calendari, tagliaunghie, calcolatrici, agende e quanto altro potesse contribuire all'intrapreso, incosciente sperpero. Le difficoltà economiche conseguenti a tale allegro modo di gestire la cosa pubblica non si fecero attendere e si arrivò ad incontrare grandi difficoltà per pagare gli stipendi degli impiegati del comune.
14)
Leontina Natale (meglio conosciuta come Leontina Lu Zampugnaru) aveva una
sveglietta con cuculo muto che Arcangiolino D'Urso, insegnate elementare,
s'incaricò di fare aggiustare.
15)
Stefano Della Marca, marmista, giocatore di scopone di cui è antagonista Amato
Lanzetta,detto Maramà.
16) Carmelo Iuliano e Enrico Masullo, cognati,fecero il concorso per vigili urbani al Comune di Nusco. Carnevale si augura, per il bene del paese, che il concorso venga vinto da una bella ragazza.
17) Pinuccio Iuliano (meglio conosciuto come Pinucciu ri l'Arefice) fu nominato (ragioni politiche?) responsabile dell'Ufficio Anagrafe del Comune di Nusco. La cosa fece incavolare Michelino Iuliano e Giuseppe Capone, colleghi più anziani di lui.
18)
Nel novembre del 1987 si ebbe un altro rimpasto al comune di Nusco. Contro le
più funeste aspettative fu eletto sindaco Carmine De Vito che riempì di
divieti tutto il palazzo comunale per evitare eventuali accessi, senza suo
permesso, agli avversari politici. Fu questa una delle tante banalità espresse
dal suo sindacato.
19) Scisma nell'Associazione pensionati di Nusco. Michele Della Vecchia, detto Triobba, apre una nuova sezione perché, pare, non lo avessero eletto presidente nella prima assemblea dei soci. Luigi Bicchetti, con argomentazioni inventate da Carnevale, si candida a Presidente con promessa, tra l'altro, di sostituire l'allora segretario Iannelli (detto Tutucciu ri Picusu) per le sue deficienze culturali!
20) Il personaggio nascosto tra le rime è Iuliano Amato, detto Martilluzzo. La parte finale della rima fa riferimento alla trama che il nostro personaggio ordì anche ai danni di Giuseppe De Mita che lui stesso aveva voluto sindaco.
21) Sfottò indirizzato all'associazione Misericordia di Nusco all'inizio del suo ASSESTAMENTO dimostratosi efficientissimo negli anni successivi. Oggi l'Associazione ci viene invidiata dai paesi vicini.
22) Il vice sindaco Stefano Quaresimale ha ormai soppiantato il sindaco Giuseppe De Mita al quale,anche per questo, convenne inventare un altro rimpasto..Da tale rimpasto, contro ogni ragionevole previsione, fu eletto sindaco Carmine De Vito. Fu in quella occasione che si avverò il farneticante auspicio di Michele Pesaturo:...Na votata re viento...
23) Giuseppe De Mita tentò la riappacificazione con lo zio Ciriaco, ma poi, tradito dalla foga oratoria, con delle sue affermazioni a Tele Nostra precluse ogni possibilità di dialogo in famiglia.
24) Durante la sua millenaria storia soltanto tre forestieri hanno fatto chiaramente capire di stare malvolentieri a Nusco.
25) Saggia decisione di Turillu ri Feu di starsene fuori dalla politica.
26) Amato Della Vecchia, Agostino Maiurano, Vittorio Vigilante e Raffaele Bocchino furono esclusi dalla lista per le elezioni comunali del 1985.
27)
In sintesi, la storia dell'Amministrazione comunale del 1985, prima del famoso
rimpasto. L'idea di far formare "l'armata"di Giuseppe De Mita fu
attribuita a Martilluzzo (sempre in prima fila nelle beghe politiche). Giuseppe,
amante della buona cucina, gira tutte le contrade nuscane per trovare i suoi
eroi. Trova a Campo Rodolfo Rullo, a S. Martino Antonio Natale non volle esporsi
in prima persona, a Tavernarsa trova Carmine De Vito, a Perazzo Antonio Mosca, a
Fossa Ruggiana Del Sordo Salvatore (detto Casiero), a Ponteromito Antonio
Perillo. Gli servono ancora altre quattro persone e, promettendo vicesindacati e
assessorati, le trova tra i comunisti della minoranza. Detti comunisti, per
coerenza al centrosinistra, strappano la
tessera del P.C.I. e si arruolano nel P.S.I. (sono rimasti i soli quattro
socialisti italiani). Furono propri questi ultimi arruolati a minare, in
seguito, la poltrona di Giuseppe sfasciando l'armata
per formare la quale il nipote di De Mita era stato...costretto a partecipare a
tantissimi banchetti fino a determinare, come disse in seguito il padre di
Rodolfo,"LA STRUTTA RI LI CUCCI"alla quale frase, sconsolato,
aggiunse:"S'HANNU FUTTUTU PURU LA FENZA!"
28)
Russi inteso come comunisti.
29)
Polacchi inteso come socialisti.
30) L'esperto in poesia si serva della ritmica.
31) Il giorno di Carnevale dell'anno 1987 incominciò a nevicare copiosamente verso le ore diciannove, per cui non fu proprio possibile leggere il presente testamento che, per ragioni strettamente politiche, sarebbe stato più interessante rispetto a quelli precedenti. Da quell'anno (colpa, forse, dei giovani in mezzo ai quali, certamente, ce ne sono di qualificati culturalmente) Carnevale non è più andato dal notaio per esprimere le sue ultime volontà. Ed è un peccato perché pochissime località italiane hanno l'usanza di scrivere il Testamento di Carnevale che, oltre ad evidenziare aspetti comici della comunità, mette in luce anche difetti e pregi di personaggi di primo piano, e non, della comunità stessa; difetti e pregi che soltanto quella occasione permette di rendere pubblici. Abbiamo avuto modo di applaudire le Commedie, nel nostro dialetto, felicemente create dalla fantasia del Prof. Peppino Della Vecchia e quella di un gruppo di giovani molto intelligentemente spiritosi; commedie abilmente messe in scena, a teatro, da giovanissimi e meno giovanissimi tutti di Nusco. Questo dimostra che l'acume, lo spirito, l'intelligenza per riaccompagnare Carnevale dal notaio esiste. Sono i giovani che devono prendere l'iniziativa prima, naturalmente, che il poveretto muoia veramente!