" Altra tradizione, anch'essa processuale, era il carnevale."
Quasi prerogativa assoluta della gente di via Fontana che era l'anima dell'organizzazione, riuscì gradualmente a coinvolgere il resto della città e della campagna. Che l'iniziativa fosse di tutto rispetto e avesse una sua storia culturale ne è la prova una tarantella nuscana che ebbe attenzioni e meriti di una registrazione fonografica.
Tra barbe, occhiali, capelli e vestiti femminili, l'esclusività non furono né i costumi né i fantocci, ma il testamento, con cui la vita cittadina godereccia e spensierata, veniva passata al setaccio. Quanti particolari, quante cose nascoste diventavano di pubblico dominio!
Tanta produzione, un insieme di ironia e pura creatività, licenziosa e permissiva, giocosa e sanguigna, oggi ci manca."
" Ma carnevale non significava solo sfilata: V'erano altri riferimenti. I giovedi che lo precedevano erano destinati ad incontri conviviali con amici, parenti e "compari". Una volta esaurita la festa era il turno di quaresima. Sui balconi e sulle aie di Nusco veniva esposto, dal mercoledì delle Ceneri al giovedì santo, il fantoccio di una vecchia. Appesa nei vicoli e nei cortili custodiva nel grembo una patata o una mela in cui erano infilate tante penne di gallina, quante erano le settimane che mancavano alla Pasqua.
Quaresima portava anche un fuso, simbolo di morte, che trovava il contrappunto nella patata, segno di fertilità e di propiziazione, presagio per l'imminente primavera che scacciava la stagione fredda."
Tratto da " NUSCO-La piccola Città 1093-1993"
"..... rimangono solo i ricordi come le sfilate...dei ragazzi che in gruppo si presentavano nelle case, ballando e cantando uno stornello che diceva così: "Carnuluvaru, carnuvalicchio, rammi nu capu ri sasicchiu si nun gi lu vù rà si pozza 'nfraciutà". Uno di loro, inoltre, con una scopa di miglio spazzava la soglia dell'abitazione. Era il momento magico-superstizioso. In questo modo, infatti, il male veniva esorcizzato e si liberavano le case e le famiglie da ogni influenza negativa. Prima che i ragazzi andassero via, era solito ricompensarli con doni in denaro o in natura in segno di amicizia e di riconoscenza. La festa e i suoni folkloristici continuavano nelle strade e nelle piazze fino a tarda notte e anche la folla numerosa che assisteva a queste manifestazioni spontanee e gioiose si lasciava coinvolgere partecipando al corteo. Un altro momento intenso e divertente era quello della lettura del "Testamento di Carnevale" che avveniva la domenica successiva. Esso veniva letto al popolo in piazza da una persona mascherata da notaio. In questo modo si chiudeva il periodo carnevalesco e iniziava quello della Quaresima. in appendice a questo testo si riporta uno stralcio di Testamento secondo la tradizione montemaranese."
Tratto da "Nusco: profumi e sapori d'antico"
Foto 1 2 Testamenti
Foto da " NUSCO-La piccola Città 1093-1993"