Otto secoli dopo

 

                       Se per poco ci riportiamo colla mente a ottocento anni addietro, vediamo sulla spianata cima di un alto colle della catena degli Appennini sorgere un forte castello dalle poderose mura e dalle alte torri, che baldanzoso e fiero sfida chiunque dalle sottoposte valli abbia l'ardire di assalirlo. ed ai piedi di esso, quasi ad implorarne protezione, giace un modesto sobborgo: poche e misere case, vicoletti luridi e senza luce, una povera chiesetta. Qua e là su pei fianchi del colle e per le campagne circostanti, quale più, quale meno lontane dal castello altre borgate si vedono sparse senza nome senza protezione ed esposte da sole alle scorrerie ed alla barbarie di gente nemica.

                        Ed ora?.....Ora, ad otto secoli di distanza, dopo mille svariate vicende, del forte e turrito castello feudale non restanoche pochi ruderi abbandonati, crollanti per la loro vetustà, e soli testimoni della natica grandezza; e le sparse borgate sono mucchi di pietre. Mentre invece il piccolo borgo di un tempo si è disteso, si è ingrandito; al posto delle misere casupole ora sorgono belle e civettuole palazzine, dalle variopinte facciate; ai vicoli stretti e luridi si sono sostituite ampie strade e piazze; ove sorgeva l'umile chiesetta si ammira una vasta cattedrale tutta riabbellita con stucchi e dorature di gran pregio.

                        Il piccolo borgo è divenuto una città: come e per opera di chi ebbe principio questo cambiamento?

                        Fu opera di un uomo solo, di un uomo però che sentì fortemente affetto per la sua patria, alla quale con impareggiabile abnegazione donò tutto se stesso. Quest'uomo fu S.Amato, il quale, riunendo in quel modesto sobborgo tutti gli abitanti sparse per le campagne, lo ingrandì e seppe renderlo atto a resistere alle furie dei nemici e del tempo.

                        Così sorse Nusco: d'allora in poi, senza mai restare addietro al progresso dell'umanità intera, ha sempre più progredito insino ad oggi, in cui può ben vantarsi di non essere inferiore ad alcun'altra delle vicine città. Non sarebbe però una città veramente civile, se, dando uno sguardo al passato e considerando l'origine sua, non si mostrasse grato e riconoscente verso il suo fondatore.

                        Ed è per questo che oggi, dopo otto secoli, il popolo nuscano è lieto e fiero di poter festeggiare il centenario del suo grande concittadino S. Amato, al cui nome va indissolubilmente legato al nome di Nusco.

                                                                                                                                Michele Marzullo

Dal Numero Unico

" VIII Centenario della Morte di S. Amato "

Settembre 1893