Le stelle e i falò
Mancava solo la luna, la sera del diciassette Gennaio, a Nusco. Ma il cielo aveva un colore di cobalto e di stelle, che erano anni che non ne vedevo, d'inverno. Sarà che in città è difficile che si riesca a levare gli occhi al cielo, di sera, a contare le stelle. In città è difficile perfino che si esca di casa, col freddo.
Allora, i falò. Erano tanti, sparsi per le piazze e gli slarghi, come fiocchi di burro su una torta di mele e cannella. A fare da contorno erano le case del centro storico i cui portoni talvolta si aprivano e in fretta venivano chiusi per far uscire donne con ceste, vivande coperte, profumo di sugo e di salsiccia. I falò sono stati conditi dai segreti di un sapore contadino, legato alla consuetudine di trascorrere insieme una speciale serata d'inverno all'aperto, fino a tardi, intorno al fuoco...
Questo siamo noi, questo è l'Irpinia interna. Siamo questo struggente ballo d'amore e questa musica sempre uguale, come un bolero, che viene da respiri lontani, siamo il caglio e le fascelle di giunco, siamo il pane con le cigole, gelatine e pepaine. Questo è un alfabeto con cui parlare, con cui esprimerci. A conferma nell'aria si è sentita la musica di un organetto che ha fatto muovere i piedi da soli. Amarcord.
A Nusco l'idea che l'Irpinia sia una terra da preservare da ulteriori stravolgimenti sembra più forte che altrove, perché il paese ha un centro storico bellissimo. I portali e i palazzi inseguono un movimento circolare unitario, come un girotondo di abeti, le ringhiere dei balconi sono lavorate e intagliate in un gioco di fantasia. Le case si aprono su insperate meraviglie e custodiscono preziosi cortili, pozzi, cisterne, loggiati spagnoli. Non ci sono spazi sguaiati, non ci sono spazi perduti e miracolo, il terremoto l'ha solo sfiorata. Cortili e case sono rimaste aperte la notte dei falò, aspettando visitatori, curiosi, turisti...
Foto Silvano
A Nusco il passeggiare ha un tempo circolare, come il movimento dei palazzi: dalla piazza di Sant'Amato, un andare e venire al falò del Lavatoio, alla strada dei Mulini, alla Trinità, al Duomo, alla Piazza natale, dovunque falò, gruppi, petardi, tavole imbandite, vino e vecchi strumenti del lavoro contadino.
Foto Sergio Ebreo
Dal Belvedere della Porta dei mulini, accanto al falò più grande del paese, che brucia fino a notte tarda mi hanno raccontato che "nelle giornate di grande limpidezza si vede il Gran Sasso"...
Al buio, sotto il Castello, la valle del Calore è immensa, distesa, tra Cassano, Teora, Lioni. I ragazzi indicano i paesi seguendo le luci. Ci è sembrato, con il fuoco dei falò poco lontano, di essere capitate in un luogo vicino alle stelle.
Emilia Bersabea Cirillo