La pietra di S. Amato

                   La nonna Maria me ne aveva parlato con un tono che non ammetteva repliche:

                 " Noi nuscani siamo immuni da tutte le avversità: epidemie, terremoti, carestie.... E sai perché? Perché siamo protetti da S. Amato. Una fortuna. Egli è buono e caro, ma se si tratta di difendere Nusco è capace di tutto. Pensa che, quand'era ancora in vita, secoli e secoli fa, riuscì da solo a fermare un esercito nemico! Non credi a quello che dico? Allora chiedi a qualcun altro, ti confermerà le mie parole. un avvenimento sbalorditivo. Salì sulle mura del castello e lanciò una "pietra" enorme, un paio di quintali, in direzione delle Serre, dov'erano appostati i nemici, pronti a dare l'assalto a Nusco. Quando si videro arrivare addosso un simile proiettile, i soldati furono presi dal panico e indietreggiarono.  Più che una "pietra", un masso; scagliarla ad una distanza di due chilometri è impensabile, eppure....

                    E' rimasta lì, in cima alla collinetta delle Serre; si possono notare, nella parte superiore, le incavature delle dita del santo. Oh! le volte che mi sono fermata ad ammirarla, a toccarla. Mi spiace, credimi, di non essere più in grado di raggiungere  quel posto. Sono troppo avanti negli anni..."

                    "Che forza straordinaria! Era forse un gigante S. Amato? - domandavo dubbioso - "Ma no, era un uomo dotato di molte virtù, tanto da diventare un santo. E i santi riescono a compiere dei miracoli."

                   "Appena sarò più grandicello dirò a mio padre di accompagnarmi alle Serre" - andavo ripetendo -. Certo, quel racconto, sentito più volte, aveva suscitato in me un impellente desiderio: vedere lo storico cimelio.

                    Più tardi fui accontentato. Erano i primi giorni di aprile. Un venticello tiepido filtrava attraverso le siepi ancora spoglie e mi accarezzava il viso. La fine del giorno imminente.

                    Vedevo il fumo dei camini delle case di campagna aumentare d'intensità. Era dovuto al fatto che le donne ravvivavano il fuoco per preparare un piatto caldo. Di lì a poco il silenzio della sera avrebbe portato la quiete e il riposo.

                    Le viottole tortuose e dissestate mi impedivano di tenere il passo di mio padre.

                    " Su, coraggio! se ci tieni tanto ad arrivare, devi darti da fare" - mi sollecitò -.

                    Passato il cimitero vidi Domenico, un compagno di scuola. Soltanto un saluto. "Finalmente si è deciso tuo padre" -indicò la cima della collinetta-. Egli sapeva già tutto, gli avevo espresso il mio desiderio in varie occasioni.

                    Ecco la "pietra"! Sul ciglio della strada, tra rovi ed alberelli di quercia. Un bel masso, alto circa un metro e largo altrettanto.

                   "Questi sono i segni delle dita. pensa un pò che impresa. -mi spiegò- Guarda a che distanza è Nusco. I soldati erano proprio dove noi siamo adesso. Se avessero avuto a disposizione ancora una mezz'oretta di tempo, avrebbero saccheggiato il nostro villaggio. sarebbe stata la fine...."

                    "Bravo, bravo il nostro caro S. Amato! Dobbiamo tutto a lui, è stato davvero grande" -mi complimentai ad alta voce, mentre poggiavo le dita nelle incavature. Ero entusiasta. Avevo visto con i miei occhi e toccato con  mano...A distanza di secoli una testimonianza concreta, veritiera.

                    Al ritorno ci fece compagnia Generoso, un bracciante che lavorava il terreno alle Serre.

                    "Hai fatto bene a fargli vedere la "pietra", devono capire, i ragazzi, riflettere" - si rivolse a mio padre.

                    "Generoso, dimmi il tuo parere, mi piace sentire cosa ne pensi" -gli chiesi.

                    "E' presto detto: la nostra fede nel santo è totale, nessuno mai ci farà cambiare idea" -rispose sicuro di sé.

                    Una conferma, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di quanto avevo sentito dire da tutte le persone adulte.

                    Il giorno dopo riferii alla nonna. "Mi dai ragione adesso? Ti sei convinto?" -mi rinfacciò.

                    Il cerchio si chiuse. Tutte le "ricerche" da me fatte davano un unico risultato: S. Amato riscuoteva la piena, incondizionata, fiducia dei nuscani. da quel momento cominciai a pensare al nostro santo come a un vero amico, fedele, leale; un uomo mite e coraggioso, giusto ma severo.

                    Ore ed ore trascorse a giocare intorno alla statua, in piazza. Poi le soste improvvise, per poterla ammirare meglio. la speranza era quella di cogliere un qualcosa di arcano, di scoprire il perché di tante opere di attrazione.

                    Le lunghe soste in chiesa per sentire il parroco che descriveva, nei minimi particolari, l'appassionante avventura vissuta dal santo, i suoi meriti. Più che una devozione, per altro poco sentita a quell'età, si trattava di una partecipazione emotiva, di un'appartenenza.

                    Spesso, d'estate, sono tornato a Nusco. Non ho fatto mai sosta alle Serre. Di quella "pietra" ho perso le tracce, il ricordo si è affievolito. Possibile che tanti sogni, tanti propositi siano svaniti nel nulla? può anche darsi che, con l'andar del tempo, io abbia ritenuto esagerate, fantasiose, le teorie della nonna o di generoso....

                    Ma cancellare dalla mente, con il pretesto dello stress della vita, interi periodi della fanciullezza e dell'adolescenza, periodi di creatività e di gioia, mi sembrano francamente troppo. Me ne rammarico. e mi riprometto, la prossima volta che sarò a Nusco, di fare un giretto alle Serre, per rivedere la "pietra", se ancora esiste.

                    Un modo, come un altro, per ridestare sentimenti rimossi e per non dimenticare il passato.

                                                                                  Angelo Pepe

   da "La voce di S. Amato"

Mensile di attualità e cultura

a cura del Comitato IX

Centenario della Morte di S. Amato

ANNO II N. 1