Riproduzione Amato Carbonara
Gli anni trenta segnarono una svolta per la gioventù del luogo. Don Donato Marzullo, allora studente universitario, portò il primo pallone e costituì una squadra che seppe alimentare le simpatie e lo spirito di campanile.
Nella vecchia cava dismessa furono proprio i futuri calciatori a riempire le buche e a livellare il terreno. Fra i risultati più prestigiosi una storica vittoria sull'Avellino.
Il primo campo di gioco fu anche piazza d'armi, utilizzato durante le grandi manovre del 1936 e per le periodiche esercitazioni fasciste; fu inoltre palestra per i saggi ginnici dei balilla, avanguardisti e piccole italiane.
Fototeca Amato Lanzetta
La disciplina sportiva e la cultura del pallone divennero una scelta di vita negli anni seguenti. Le formazioni degli anni 40-50 furono prodighe di successi, inaugurando qualche campo della zona (Caposele, Guardia dei Lombardi) e giocando diverse partite fuori provincia. Ma incapparono in qualche sonora sconfitta. Vengono ricordato epici scontri con zuffe e feriti tra giocatori e tifosi.
Il campo di Nusco, per la ristrettezza del terreno di gioco, e, in anni in cui la tecnica era ancora da scoprire, obbligava a ripetuti andirivieni, ad avventurose e ansanti ricerche del pallone che, saltellando giù dal pendio, andava a mimetizzarsi fra le macchie di contrada S. Marco.
Fototeca Amato Lanzetta
A volte diventava problematico continuare la partita prima che il pallone venisse recuperato; anzi, talora, era un espediente, a risultato favorevole, perdere tempo.
La mancanza di gradinate faceva addossare il pubblico ai muri o sulle finestre della casa dell'ECA, prospiciente il campo, o sui balconi di case vicine.
Tale impianto sopravvisse fino agli anni sessanta. Fu soppiantato dalla realizzazione di una nuova villa comunale.