S. Amato
Nusco
fu la patria di S. Amato, il quale al volgere del secolo XI dell’Era volgare ci
vide la luce. Il nome di Amato divinamente appreso dalla genitrice di lui
incinta, significò innanzi tempo l’altissima missione, che dal cielo sarebbesi
affidata al personaggio, che portar lo dovea.
Miseranda a vero dire,
per le condizioni sociali fu l’età in cui nacque Amato, oppressi, tra l’altro,
gemendo i popoli sotto il più barbaro dei governi, il feudalismo. Ed Amato
surse, adunando in sé tutte le fortune, che il secolo bramar potea; antichità
di prosapia, splendore di nascita, gran copia di ricchezze, potenza d’ingegno
da potere eminentemente innalzarsi sulle moltitudini, e salir sempre più
sublime nell’ordine feudale. Nondimanco tutte le cristiane virtù, onde il padre
Landone avea conservato il retaggio, furono la palestra del nostro giovine
Signore. Sicchè egli, scevro della brutta storia del secolo, fermo durando
all’impeto dell’età corrotta, ed operando a ritroso della corrente, rivolse gli
abbaglianti suoi doni alla gloria di Dio ed a prò delle patrie genti. Le quali,
travagliate ed afflitte dalla rea stagione che correa, e che le destinava a
servire e tacere, sentivano pure crescenti le loro sciagure dall’invasione
straniera. Comparso Amato sulla terribile scena, proteggere gli oppressi
coll’autorevole sua signoria dalla schiacciante autorità del Castello,
sovvenire agl’indigenti col suo vistoso patrimonio, aprire le sue vaste
possessioni all’onesto lavoro, incivilire e moralizzare i costumi, fu l’alta
impresa, che egli si tolse. Ma vero angelo confortatore si rese Amato quando,
divorato l’aringo della più alta santità, abbracciò, benché unico
rappresentante di nobile lingnaggio, lo stato sacerdotale. Vi percorse tutti i
gradi, quantunque per umiltà restìo, insino a che la voce concorde de’ padri
nostri per affetto cresciuto verso di lui, lo salutò all’usanza de’ tempi,
Vescovo della patria nostra. E colla pienezza del Sacerdozio entra Amato attore
in più vasto dramma, nella santa lega, cioè dell’episcopato col supremo Gerarca
della Chiesa a salvare i popoli dalle Barbarie. Era a successor di Piero un
uomo dalla ferrea volontà, dal genio sì eminente da dominare a sua posta un
secolo intero, un Ildebrando, e dall’eterna città si partiva il movimento delle
riforme nella Chiesa, un soffio irresistibile di tutto ristorare. Il Vescovo
Amato ne fu tutto compreso, e fornito a dovizia della forma operosa della
santità di que’ dì, sorse animoso ad attuare tra i suoi gli apostolici
intendimenti; e le terre di Montella, di Bagnoli e di Cassano ne sentirono il
benefico influsso. Iddio dall’alto non lasciò di concorrere e suggellare anche
con note soprannaturali, armando Amato della potenza taumaturgica in tutte le
strepitose meraviglie, che si diffusero ancora nelle vicine e lontane contrade.
E la mano stessa del Santo nella tarda età di presso un secolo vi pose il
compimento, e compendiò la sua vita, vergando una pergamena, il testamento,
onde legava a questa chiesa tutto il suo avere, e procurava per sempre alla patria
lo splendore del tempio e dell’altare.
Un esempio sì luminoso
di cosiffatto personaggio, di rado certo avvien, che s’incontri per volgere
d’annali. S. Amato, cristiano e cittadino, non è acceso che d’amor di Dio e
della carità del natìo loco ricostituendo e sospingendo la patria per le vie
della civiltà e del perfezionamento morale. Sacerdote e vescovo rinnovellò
l’ovile di Cristo, si provvide ancora alla santificazione futura del proprio
gregge, nonché aprì quel nobil ordine di Prelati, che, protetti da lui, si
resero per noi fonte perenne di civile e cristiana grandezza. Patrono essendo
della sua Nusco, quale assidua ed amorosa protezione da otto secoli abbia egli
dal cielo spiegata su’ cari suoi, la storia patria eloquentemente ne favella. E
noi, ben memori di lui, siamo già in opera di fare al nostro Grande le più
splendide onorante, or che compie l’ottavo centenario dalla sua morte, avvenuta
il 30 settembre 1093. Per lui celebriamo solenni feste centenarie, e le
coroniamo, ergendo a lui pubblico monumento, che sia pure a’ più tardi nipoti
di chiaro esempio d’affetto riconoscente al nostro carissimo S. Amato.
Canonico Pasquale Meluziis
Dal Numero
Unico
VIII
Centenario della Morte di S. Amato
Ricordo delle
feste del settembre 1893