Mariotti, Furbariello e la Granaria

 

  

                            Questa mattina non c'era più in quella cameretta "biposto"dell'ospedale dei platani, quando sono andato nuovamente per fargli visita, a tenergli un pò di compagnia. Angelo Salvi, il toscano, l'umile artigiano, l'onesto cittadino, il "Cavaliere di Vittorio Veneto", è stato portato via, appena in tempo per rivedere Nusco, la sua seconda patria. Il male, tristemente noto ai nostri giorni, l'ha portato per la prima e ultima volta nella corsia d'un ospedale e non ha perdonato. Per ricordarlo, parlerò dell'ultimo dei suoi figli, il portalettere, che tutti conosciamo con il nome di Mariotti.

                                Eduardo sulla scena a Napoli, Mariotti per la strada a Nusco; il parallelo è stabilito: così il pastorello dell'egloga virgiliana paragonava ingenuamente la piccola Mantova alla grande e fastosa Roma.

                                La battuta, il frizzo, la satira fiorivano sulla bocca di tutti i membri della famiglia Salvi come le erbacce nelle crepe dei muri. Nelle feste di famiglia, nei conciliaboli della piazza, all'interno dei negozi; era lui, Mariotti, a tenere banco. Non solo le cronache paesane, ma i fatti personali, le disavventure in famiglia gli offrivano spunto a recitare con una spontaneità che sempre avvinceva l'uditorio, suscitando spasso ed allegria.

                                Provate a immaginare chi venne per primo a cadere sotto i colpi della sua inesauribile vena canzonatoria. Il canonico Marino? L'avvocato Barbone? Il contadino Della Polla? No, fu l'asino di "Furbariello".

                                Chiusa in un sottano del palazzo Cucchiarella, al vicolo della taverna, la povera bestia riposava la sera ruminando il magro pasto guadagnato con tanta fatica e con tanta comprensione per le maniere del padrone. Certo qualche volta sentiva il bisogno di far sapere che c'era anche lui a questo mondo, ed allora, nella maniera più naturale possibile, intonava un raglio sul quale non c'era proprio niente da ridire. Chi fu a suggerire a Mariotti di prendere la palla al balzo e mandare in bestia padrone e vicinato? Il fatto sta che il nostro, cioè Mariotti, si scoprì a saper imitare alla perfezione la voce del povero prigioniero. Come non crederlo il raglio d'un confratello rientrante dal lavoro e ormai prossimo alla stalla? Così l'asino di Furbariello prese gusto a rispondere al richiamo una, due, tre volte, quanti fossero i contagi che gli venivano trasmessi da fuori, nel vicoletto storto e "malorto". La burla, considerata in sé e per sé, no dice niente. Ma considerare l'effetto che dovevano fare sulla gente del luogo quelle frequenze canore, che salivano in alto, rotolavano sui tetti, discendevano al basso per penetrare da usci e finestre nelle cucine e nelle camere da letto. E nessuno s'avvedeva della falsità del primo raglio, quello provocatorio, al quale seguiva, come eco, fedele, la voce del recluso, viva, autentica, inconfondibile.

                                Qualcuno, affacciato, protestava contro il molestatore notturno e contro il proprietario, il quale alla spicciola credette di poter mettere fine alla faccenda aumentando, non certo il foraggio, ma, in qualità e quantità, le nerbate. Il risultato rimase al negativo.

                                Le cose, perciò, vennero a complicarsi: si fece ricorso alle guardie e ai "più severi" carabinieri, che intervennero minacciando contravvenzioni e sfratto. Mariotti non ascoltò il consiglio di nessuno, quando decise di stare alla larga dal vicolo della taverna, dove s'era fatto un gioco troppo pericoloso: disturbare il disturbatore della quiete pubblica. Così alle prime ombre della sera il vicoletto tornò immerso nel buio e nel silenzio.

                                Luigi Della Polla non aveva fatto fortuna nel fomentare una dimostrazione dei contadini contro l'obbligo di versare i cereali all'ammasso, imposto dalle necessità della guerra. Gli impiegati dell'ufficio UPSE a erano troppo duri nell'esigere la consegna della "roba" che costava tanta fatica e tanto sudore. Al fresco per un paio di giorni, capì soltanto che i compagni alle parole non avevano fatto seguire l'azione. per di più gli rimase appiccicato il nomignolo di "granaria", come egli chiamava l'ufficio addetto alla tortura dei foresi. In compenso accrebbe di mille doppi la notorietà di cui già godeva per le allegre sbronze che prendeva la domenica e le altre feste comandate.

                                A Mariotti fu facile sostituire il duetto con l'asino.

                                Si prendeva il suo uomo all'uscita dell'osteria e se lo tirava appresso imitando i barcollamenti e gli sproloqui, frutti e derivati dalla sbornia. Cominciava allora tutta una serie di trovate per stuzzicare il personaggio, ripetutamente gratificato del titolo di "granaria"; proprio come lui arrancava, gesticolava, arringava. A un certo punto sorgeva il dubbio che il brillo contadino stesse proprio al gioco e si divertisse addirittura. Talvolta, però, pareva s'inferocisse e volesse afferrare lo scugnizzo per divorarlo. Mariotti però stava all'erta.

                                Un folto pubblico assisteva alla scena che si trasformava in un teatro all'aperto, perché Mariotti aveva l'abilità di trascinarlo dove voleva, dove ci fosse più gente a cui offrire lo spettacolo. E compare Luigi lo seguiva come un cane al guinzaglio, ora riottoso, ora voglioso, e rideva spesso anche lui, vedendosi fotografato nel monello che aveva di fronte. Mariotti non cessava di indirizzargli quel ritornello infernale - La granaria ! La granaria ! - che ricordava al pover'uomo il fallimento della rivolta e il tradimento dei correligionari.

                                Il duetto di Mario Salvi e Luigi Della Polla, avente per teatro le strade e le piazze di Nusco degli anni quaranta, sostituiva per un gran numero di cittadini la partita di calcio, il film domenicale e il tressette nel caffè.

                                                                            Michele Della Vecchia

Tratto da "Il Nuovo Sud" Anno V n. 6 Novembre-Dicembre 1985