Le Fiere
"La solennità delle feste o delle ricorrenze valeva anche per le fiere.
I coloni portavano a vendere gli animali e assistevano silenziosi alle dispute sulla compravendita, mentre i proprietari del fondo pattuivano i prezzi con i mediatori (zanzani).
Ai coloni "parsunali" rimaneva in premio la fune o la cavezza. Tale uso è durato a Nusco per molto tempo e, certamente, fino all'affrancazione dei censi.
Il calendario delle fiere della città di Nusco era ed è coincidente coll'arco temporale che va dalla domenica delle Palme alla terza domenica d'ottobre (Festa del Rosario). Istituite in tempi diversi ubbidivano alla logica dei feudatari per la riscossione di balzelli e tasse e alle esigenze del popolo che potevano provvedere alla compravendita di animali.
A caratterizzarle sotto quest'aspetto era nel passato la fiera di "S. Amato di maggio" che permetteva, al ritorno dalla transumanza, la vendita di agnelli e capretti e il mercato della lana, allora così fiorente ed essenziale; ed erano quelle di fine anno (S. Amato di settembre e il Rosario) che servivano per l'acquisto di semenze, concimi, barili e sporte, sacchi di tela per la raccolta di noci, castagne e ghiande, ma anche per la compravendita di animali da ingrasso, specialmente maialini.
Le altre fiere rispettavano, pur esse, bisogni e scadenze: copricapi di paglia, orci, funi, setacci. Immancabili in ognuna di esse: zappe, "zappelle e rampini" a dimostrazione di quanto la terra fosse complessivamente coltivata e sudata, perché avara nel dare e dura da lavorare.
Tra le immancabili curiosità in mostra, senza preferenza di tempo, un vitello agghindato con nastri, a sei zampe; un orso lottatore; gli imbonitori esperti di intrugli ed unguenti; i venditori di fortuna.
Ma le fiere erano soprattutto un'occasione per regolarizzare contratti e onorare debiti.
da " NUSCO-La piccola Città " a cura del Comitato IX Centenario
Edito Cassa Rurale ed Artigiana di Nusco