LA FIGURA DEL DOMENICANO SAVONAROLA
Recenti scritti giornalistici su Girolamo Savonarola di Ferrara dicono che il
frate domenicano non fu scomunicato nel 1497 dal papa Alessandro VI ma
dall’arcivescovo di Perugia Juan Lopez su istigazione di Cesare Borgia,
contrario alla politica del frate domenicano, che riconosceva il bisogno d’un
radicale rinnovamento della Chiesa e invocava una conversione personale e un
Concilio generale.
Girolamo Savonarola, in verità, profetizzò la caduta del papa: «In una visione
vidi una croce sopra Babilonia (cioè Roma), che recava scritto Ira Domini…Io
vi dico che la Chiesa di Dio dev’essere rinnovata e ciò accadrà presto». Alla
cacciata dei Medici da Firenze (1494), dietro consiglio di Savonarola, venne
istaurata una temperata democrazia. Parlare di un «falso documento papale» di
scomunica, letto nella chiesa di Firenze, è inesatto.
Alessandro VI proibì, con breve del 1495, al Savonarola di predicare e gli
comandò di presentarsi a Roma. Savonarola se ne stette a Firenze e non si curò
di giustificarsi. Tutti gli storici finora hanno affermato che nel 1497 il papa
scomunicò il frate domenicano, priore della chiesa di San Marco, mentre alcuni
giornalisti affermano che la scomunica partì da Juan Lopez e Cesare Borgia, i
quali intrigarono per screditare Savonarola.
Orbene, se la scomunica fu fulminata dal papa o dai due cardinali (Juan
Lopez fu creato cardinale il 19 febbraio 1496 e Cesare Borgia rinunciò alla
dignità cardinalizia nel 1498) nulla cambia nella sostanza, poiché i due prelati
non possono essere accusati di avere stilato «una falsa scomunica» in quanto
avevano competenza giuridica in materia.
L’interdetto su Firenze del 1497 provocò, attraverso l’alleanza degli
aristocratici e dei palleschi (del partito filo-mediceo), l’isolamento dello
scomodo e focoso «profeta» domenicano. I partigiani dei Medici assalirono il
convento di San Marco a Firenze (8 aprile 1498) e presero prigionieri Savonarola
con due suoi confratelli: Buonvicini e Silvestro Maruffi. Dopo un sommario
processo inquisitorio essi furono accusati di eresia, condannati a morte e
impiccati nella piazza dove Savonarola aveva presieduto ai «roghi della vanità»
(il 23 maggio 1498).
Le loro ceneri vennero gettate in Arno affinché non si potessero più trovare le
reliquie. La Signoria dichiarò testualmente: «Questi sono stati li miracoli del
profeta frate Hieronimo, el quale diceva ch’el faria tali segni ch’el faria
stupire tucto il mondo».
Girolamo Savonarola, da alcuni considerato a torto come precursore della riforma luterana, rappresenta l’ultimo sussulto del profetismo penitenziale medievale e il ritorno alla tradizione di ardenti «rinnovatori» della Chiesa (come Gioacchino da Fiore, San Francesco d’Assisi, Caterina da Siena), i quali mai si ribellarono ai dogmi cattolici