Celie Giambi Elzeviri

 

Nella poesia di Giuseppe Iuliano vi è la struggente rabbia del rivoluzionario; vi è la puntigliosa analisi di un mondo che solo Iuliano conosce così "profondamente", e che ama di un amore sconfinato. Il mezzogiorno contadino, vittima di secolari e più recenti ingiustizie, è una civiltà antica che avrebbe molto da insegnare alla civiltà consumistica. Iuliano si duole che questa antica civiltà della sua terra sia stata contaminata, inquinata dalla protervia di conquistatori interni ed esterni.

Nella poesia di Iuliano c'è la rabbia del testimone impotente, di fronte all'invadenza di "legioni straniere che stringono nuove prigionie e portano alla diserzione, per ricacciare all'inferno il fallito tentativo di migliorar la vita".

L'adesione al consumismo, ai falsi ideali di un mondo che ha perduto l'antico senso della vita, è la cosa che più intristisce Iuliano, che vede i contadini meridionali come i vinti dell'Amazzonia, vittime di una pseudo civiltà più forte e suggestiva. Con la differenza che i vinti dell'Amazzonia sono eliminati fisicamente; i contadini del Sud subiscono gli insulti della civiltà dei consumi e ne escono con inguaribili ferite nell'anima. Le parole s'inseguono nel cantico di Iuliano, come colpi di martello ritmati, ove ogni immagine è al suo posto, ove l'impegno civile si fonde e si trasfonde nella lirica. E il poeta sa essere crudo e verista, mitico e romantico, senza mai debordare da quel solco umanistico, impregnato di cultura storica e saggistica, da cui egli proviene. Sembra quasi che solo attraverso la poesia il pessimismo di Iuliano si decanti, trovi il conforto e la speranza.

Perché fin quando qualcuno, un meridionale, saprà essere così impietoso e coraggioso testimone della decadenza morale del suo tempo, ebbene c'è speranza di una stagione di rinascita, perché quel "qualcuno" è al tempo stesso simbolo di speranza e di rinascita.

Forse quel "qualcuno" è uno di quei cento uomini d'acciaio che Guido Dorso auspicava per il riscatto della società meridionale.

 

 

                                                                                                                                                                                     Generoso Benigni