Questo
scherzo, arricchito d'immaginazione, è tratto da un episodio vero.
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Mi raccomado, Annibale,
io qui no sto sicuro…
questo passaggio è
orribile,
vattènnu moru-moru!…
Sant ‘Anna, Santu
Stefanu,
Maronna Addulurata,
San Ciru, Sant’Antoniu,
la rota s’è ‘nfussata!…
Oj Mamma ri Lu Carmunu,
qua lu terrenu è mmuollu,
Peppu Ri Pi’, mantieniti
ca tu mi cari ‘ncuollu.
Salvaci almeno l’anima,
libera da l’inferno,
Madonna ri La Grazia,
a mme e Peppu Ri’ Piernu.
E tu, cocchiere impavido,
ragazzo temerario,
sei salvo per miracolo:
diciamoci un Rosario!
Tu va a Bagnoli,
Annibale;
dirai a quel barbuto
che a ru Cciusinu,
vittima
Ro’ Stefanu è ccarutu.
Se non ripara subito
lu pontu ri La Vella,
pu’ quant’esiste l’anima,
mo scrivu a Cacarella.
Pippì’’, n’idea magnifica
mi suggerisce il fatto,
la proporremo e subito
la metteremo in atto.
Ci comportammo, caspita,
io e tu da veri eroi,
allor perché una làpide
non si consacra a noi?
Fu eretta alle Termopili
per quegli eroi Spartani,
al pari di Leonida
per due eroi nuscani.
Qui azzeccherem
l’epigrafe,
e narreremo tosto
con che coraggio,
intrepidi
restammo al nostro posto.
Mi suggerisce il genio
alcuni versi buoni;
m’ispiro all’Ode
splendida
“Natale” del Manzoni.
“Qui, sotto l’alto vertice
di Nusco, erta montana,
su questo ponte, vittima
di secolare frana.
Sullo scheggiato calle
della cesìnea valle
inciampicò il quadrupede
e cadde il Podestà.
Là dove cadde,
immobile,
senz’ombra di paura,
con Peppe il Segretario
ci rimontò in vettura”.
Al pomeriggio, intrepidi
a Nusco ritornarono
e il dì seguente, o
posteri,
entrambi si purgarono.
Agostino Astrominica