Questo scherzo, arricchito d'immaginazione, è tratto da un episodio vero. Protagonisti: il Cav. Uff. Stefano Ciciretti, allora Podestà ed il M° Giuseppe Di Pierno.

 

 

‘Na lapide a ru Cciusinu

 

 

 

-         Mi raccomado, Annibale,

io qui no sto sicuro…

questo passaggio è orribile,

vattènnu moru-moru!…

 

Sant ‘Anna, Santu Stefanu,

Maronna Addulurata,

San Ciru, Sant’Antoniu,

la rota s’è ‘nfussata!…

 

Oj Mamma ri Lu Carmunu,

qua lu terrenu è mmuollu,

Peppu Ri Pi’, mantieniti

ca tu mi cari ‘ncuollu.

 

Salvaci almeno l’anima,

libera da l’inferno,

Madonna ri La Grazia,

a mme e Peppu Ri’ Piernu.

 

E tu, cocchiere impavido,

ragazzo temerario,

sei salvo per miracolo:

diciamoci un Rosario!

 

Tu va a Bagnoli, Annibale;

dirai a quel barbuto

che a ru Cciusinu, vittima

Ro’ Stefanu è ccarutu.

 

Se non ripara subito

lu pontu ri La Vella,

pu’ quant’esiste l’anima,

mo scrivu a Cacarella.

 

Pippì’’, n’idea magnifica

mi suggerisce il fatto,

la proporremo e subito

la metteremo in atto.

 

Ci comportammo, caspita,

io e tu da veri eroi,

allor perché una làpide

non si consacra a noi?

 

Fu eretta alle Termopili

per quegli eroi Spartani,

al pari di Leonida

per due eroi nuscani.

 

Qui azzeccherem l’epigrafe,

e narreremo tosto

con che coraggio, intrepidi

restammo al nostro posto.

 

Mi suggerisce il genio

alcuni versi buoni;

m’ispiro all’Ode splendida

“Natale” del Manzoni.

 

“Qui, sotto l’alto vertice

di Nusco, erta montana,

su questo ponte, vittima

di secolare frana.

 

Sullo scheggiato calle

della cesìnea valle

inciampicò il quadrupede

e cadde il Podestà.

 

Là dove cadde,

immobile,

senz’ombra di paura,

con Peppe il Segretario

ci rimontò in vettura”.

 

Al pomeriggio, intrepidi

a Nusco ritornarono

e il dì seguente, o posteri,

entrambi si purgarono.

 

                                            Agostino Astrominica